Archeologia rupestre a Castiglione di Sicilia

Monte di Pietramarina, Verzella

La zona era abitata già dal Neolitico, la presenza dell'uomo è testimoniata dai ritrovamenti di asce in pietra, tuttora custodite nel museo Paolo Orsi di Siracusa e al museo Paolo Vagliasindi di Randazzo.
Nei dintorni del monte sono presenti grotte preistoriche a scorrimento lavico.


Grotta Verzella, comune di Castiglione di Sicilia

Formatasi in antiche lave probabilmente eruttate dal cono laterale di Monte Dolce, di dimensioni non molto grandi, presenta una sala iniziale abbastanza ampia, nella quale si trovano pochi frammenti, e una saletta a livello più alto, nella quale i cocci sono più numerosi. La grotta non è mai stata oggetto di scavi ed è evidente che in questo primo tratto è stata a lungo frequentata e sconvolta. Un ripido cunicolo sul fondo (non completamente esplorato) conserva invece diversi piccoli accumuli di ossa con frammenti ceramici di grandi dimensioni. Probabilmente presenti anche ossa animali. La situazione sembra simile a quella della grotta del Santo, con sepolture secondarie sparse in settori poco accessibili. Non si può al momento precisare, in attesa di scavi, se la prima sala servisse anch’essa per sepoltura, per riparo (improbabile) o per cerimonie. Epoca probabile: Bronzo Antico.




Figurina in marmo del tipo schematico dalla t. 5 di Akrotiri, Naxos (Atene, Museo Goulandris) (da Marangou 1990). Una figurina in pietra di foggia simile è stata recentemente segnalata dalla grotta Marca




Grotta delle femmine, comune di Castiglione

Interessantissima grotta, nella Pineta a 1600 metri di quota, su lave forse dell’Ellittico, è la più alta finora conosciuta sul vulcano che sia stata sicuramente frequentata nella preistoria. Esplorazione archeologica molto recente, nessuno scavo ancora effettuato. Galleria di accesso non facilissimo, per la presenza di un pozzetto iniziale. Al suo termine è un debole stillicidio d’acqua. Pochi frammenti ceramici, assieme a tracce di bruciato, sul pavimento. L’avere rinvenuto una grotta frequentata dall’uomo a questa quota dimostra le capacità di sfruttamento dell’ambiente da parte delle popolazioni del Bronzo Antico, che dovevano praticare fra l’altro, anche una pastorizia di tipo transumante. La grotta, però, poteva servire a fornire piccole quantità d’acqua a qualche pastore, non certo al bestiame. E’ possibile l’uso cultuale (offerte e ceramiche bruciate), non necessariamente collegato al culto delle acque. Non vi sono al momento testimonianze sicure di uso funerario (solo scarse tracce di ossa, forse animali).


Nel Settembre del 1989 la SNAM una società per la posa in opera del metanodotto durante i lavori portò alla luce la grotta MARCA. Era occupata da uno strato di ossa ben conservate,si differenziava il cranio di un giovane con il suo corredo di lame di selce quasi certamente di falcetto. Furono trovate quattro vasi,di cui uno non più ricomponibile uno intatto e due in discrete condizioni. (Privitera 2012). Il deposito ha restituito cerami-che del tipo Piano Conte, anche se alcuni elementi riferibili al gruppo di Malpas-so-Piano Quartara farebbero pensare ad una fase abbastanza avanzata dell’Eneolitico, correlabile con Venetico e Camaro.



Altre due o tre grotte sono ancora inesplorate e attendono solamente di essere studiate. 











Il sottoscritto con il Dott. Privitera e la Dott.ssa Lo Turco della soprintendenza ai BB.CC.AA.di Catania, durante un sopralluogo nella grotta Millicucchita a Verzella


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