Castelluccio di Castiglione dei Siculi (Trinacia)

Il Castello, il Castelluccio e la Chiesa di SS. Pietro e Paolo (ex castello) di
Castiglione di Sicilia

Il Castelluccio, fortezza Sicula  del 750 a.C.

Il Castelluccio edificato su una grande roccia arenaria che domina tutta la valle dell'Akesine (Alcantara) è la parte centrale di tre castelli allora esistenti. Così ne parla Filoteo degli Omodei: “separato da quello grande solamente per uno strettissimo passo, dove anticamente come oggi si vede, era un corridore,che dall’uno all’altro si andava, vi è un’altra inespugnabile fortezza detta il castelluzzo, dove sono cisterne d’acqua e sovrasta tutta la terra”.

Parte sommitale del castelluccio, vista lato Ovest
       
Oggi al posto del corridoio è presente la Basilica di SS. Maria della Catena. La fortezza è stata datata al 750 a.C. ma date le recenti scoperte, sicuramente il luogo era frequentato fin dall’Età del bronzo e prima di essere una fortezza non escludo che il luogo sia stato utilizzato a scopo cultuale. La fortezza ha due entrate, una lato Nord e una lato Sud, nel primo terrazzamento non ci sono tracce di edifici, salendo una scalinata dalla parte Ovestdella fortezza si raggiunge la sommità lì si nota l’orlo di un pozzo dove furono trovate le ossa descritte in un manoscritto; nelle adiacenze si nota la base di una costruzione che dalle descrizioni della leggenda  era utilizzata a scopo rituale
Il pozzo ha un diametro di 136cm circa e profondità di 150cm circa, presenta una forma a botte
sempre alla sommità è presente anche una grotticella artificiale  che non è raggiungibile da nessuna parte, per comparazione, tipica del periodo protostorico.
Grotticella artificiale
In passato per mancanza di notizie,la grotticella è stata interpretata come l’estremità di un  ipotetico ponte. Sempre alla sommità sono visibili le basi di una costruzione, non ci sono certezze sulla sua funzione di torre,ma poteva essere uno spazio utilizzato per pratiche rituali.
  La base di una costruzione, 3m X 2,80m circa
La fortezza nel corso dei secoli ha subito sicuramente diversi restauri, il più importante deve essere stato fatto da Federico II proseguendo fino agli anni settanta, senza però cambiare la sua struttura originaria in roccia arenaria. Le mura si estendevano da Ovest verso Est per circa 800m dove erano in grado di arroccarsi migliaia di guerrieri.



La Leggenda

Il Sardo, nel 1908, scrive che un vecchio manoscritto accenna ad un teschio umano di fenomenale grandezza rinvenuto nel Castelluzzo di Castiglione, che segnerebbe, secondo l'autore di questo manoscritto, l'epoca dei Giganti e Lestrigoni, e a ossa umane seppellite nell’interno della roccia arenaria, miste a sabbia vulcanica. Adiacente alla cisterna, alla sommità della fortezza,
Il castelluccio visto dal lato Est

la leggenda vuole che ci sia l’orma del piede di un gigante,
Orma del gigante secondo la leggenda, misura cm 59 x cm 18 circa 

 da questo lo scrittore deduce che l'abitato risalga a tal epoca. Nei recenti scavi, nella chiesa di S.Filippo, V-VI Sec., dentro le mura del Castello di Lauria ,murato nella parete, è stato trovato un dente da me identificato come quelli che il Fazello definiva i “molaris denti”dei giganti, simile a quelli trovati a Pauli-Arbarei in Sardegna.

Dente ritrovato nella cappella di S.Filippo al Castello di Castiglione

Sommità della fortezza
Prima dell’arrivo degli elleni la divinità adorata da Siculi e Sicani era la Dea Madre. I sacerdoti offrivano a lei sacrifici di animali, per ringraziarla dei raccolti, per la fertilità dei campi, per evitare incendi e distruzioni, nei periodi di  cambio di stagioni e per tutto quello che  riguardava la vita.
Dalla “Storia dei Musulmani di Sicilia” di Michele Amari “ l’anno seguente (221, 26 Dicembre 836) fatta eruzione di nuovo nel paese dell’Etna, se ne tornarono i musulmani in Palermo con tanta preda di roba  e soprattutto di uomini, che il prezzo degli schiavi molto rinvilì, scrive laconicamente Ibn al-Altir. Un’altra schiera che mosse, credo io, rocca in su i monti a mezza via tra Palermo e Messina, e vi fè anco bottino e prigioni, ma sopraggiunta dal nemico lungo la costiera settentrionale non mai prima infestata, arrivò fino a Castelluccio(?),rocca in su i monti  a mezza via tra Palermo e Messina, e vi fe’ anco bottino e prigioni; ma sopraggiunta dal nemico, dopo aspro combattimento, fu sconfitta. L’armata intanto capitanata da al -Fadl ibn Ya qub,assaliva e spogliava le isolette adiacenti, senza dubbio le olie; espugnava dopo una fortezza, che volentieri leggerei Tindaro, e parecche altre rocche, e vittoriosa se ne tornò a Palermo”. Le contrade che ricordano i luoghi di battaglia sono Tumarca o Tumarxi, Marca, Gaitus ecc.
Castelluccio lato Sud

Sommità del Castelluccio



 cenni sui Giganti

Nella Bibbia leggiamo: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il Signore disse: In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi. (Genesi 6;4”.)”. Sempre nella Bibbia sono vari i popoli giganti: gli Anakiti, i Refei, un re dei quali  sconfitto da Mosè (Dt 3,11); era Og. Inoltre dallo scrittore Caldeo Beroso apprendiamo che dei Giganti fondarono la città di Enos vicino il Libano.
Sempre per quanto riguarda i giganti, esistono testimonianze in molte culture antiche, c’è chi li identifica anche con il popolo dei Kurgan. Nella gigantomachia erano in ventiquattro, furono sconfitti e cacciati attorno l’Etna. In questo periodo si realizzavano le così dette “mura ciclopiche”. Era anche il periodo in cui nascevano i miti che erano anche gli uccisori di giganti, più grande e feroce era il gigante più si consolidava il mito, si acquisiva il diritto di proprietà di quel territorio, è valso così per Ercole, Dioniso, Ulisse e anche se erano di passaggio ,gli eredi avevano la scusa delle pretese di possesso dei luoghi; nella bibbia avvenne con il Re Davide.

Secondo le leggende numerosi sono i giganti che vivevano intorno all’Etna,tra i quali Polifemo, Bronte, Alpo ,Tifone,Piracmone ecc. Nell’opera le “Dionisiache” Nonno Panopoli ,descrive  l’uccisione del gigante Alpo [RT1] così:Fuggì la mano divina di Dionyso, l’uccisore dei Giganti, che un tempo, ai piedi del tirreno Peloro, abbattè Alpo, il figlio della Terra che lottava contro gli dei.Nessun viandante si avventurava su quella cima temendo la fila di gole del gigante furioso.Se qualcuno attraversava ignaro l’inaccessibile sentiero
Fiumedinisi (ME) , fiume di Dioniso
frustando il suo ardito cavallo, il figlio della Terra, dopo averlo avvistato sulla rupe, lo avviluppava con le sue 180 innumerevoli mani e seppelliva nella sua gola cavallo e cavaliere. Spesso divorava anche il vecchio pastore, quando a mezzogiorno conduceva al pascolo le greggi per il monte ben alberato. Non suonava allora il musico Pan a canne unite, seduto tra le greggi di capre o vicino alle stalle, ne Eco, ultima sempre a parlare, rispondeva al suono del flauto; ma, pur avendo lei la voce e risuonando con il consueto flauto di Pan che mai tace, le fu imposto il sigillo del silenzio,… finchè
Vetta del monte Scuderi, dove fu eretto uno dei primi templi dedicati
 a Dioniso
Dioniso, durante i suoi viaggi, non oltrepassò quella cima, scuotendo i tirsi dell’euoè . All’arrivo di Lieo, l’enorme figlio della Terra che supera le nubi lo assalì, sollevando sulle sue spalle una roccia come uno scudo; scagliando in aria come lancia alberi vicini, lanciando pini o platani su Dioniso. Come clava aveva un pino, e, facendolo roteare come un’agile spada, sollevò il tronco di un olivo (pianta già presente in Sicilia) dal suolo con le radici. Ma quando ebbe svuotato le cime dei monti per lanciarle da lontano, e fu spogliata la cima fitta di alberi della foresta ombrosa, allora Dioniso, furente con il tirso, mirando al bersaglio, lanciò il suo dardo dal consueto sibilo, e colpì l’enorme Alpo nella larga gola, e l’appuntita, verdeggiante lancia di Dioniso  gli trapassò la gola. Allora il Gigante, trafitto dalla sottile punta tirso rotolò semimorto e precipitò nel mare vicino, riempiendo tutte le profondità dell’abisso marino; innalzò le correnti intorno alla roccia di Tifone (l’Etna)e sommerse l’ardente superficie del giaciglio del fratello, raffreddando il corpo infuocato con spruzzi d’acqua.”
I luoghi della leggenda descritti da Nonno Panopoli corrispondono all’attuale cittadina di Fiumedinisi (fiume di Dioniso) e a monte Scuderi già abitato nella preistoria da Sicani e Siculi, dove i primi coloni Calcidesi intorno al VI sec. a.C avevano eretto un tempio dedicato a Dioniso.



Vista della fortezza lato Sud
Cisterna con coppella

Segni nella roccia
Palle per catapulte
 Palle per catapulte









©copyright Giuseppe Tizzone









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