Castelluccio di Castiglione dei Siculi (Trinacia)
Il Castello, il Castelluccio e la Chiesa di SS. Pietro e Paolo (ex castello) di Castiglione di Sicilia |
Il Castelluccio, fortezza Sicula del 750 a.C. |
Il
Castelluccio edificato su una grande roccia arenaria che domina tutta la valle
dell'Akesine (Alcantara) è la parte centrale di tre castelli allora esistenti.
Così ne parla Filoteo degli Omodei: “separato da quello grande solamente per
uno strettissimo passo, dove anticamente come oggi si vede, era un
corridore,che dall’uno all’altro si andava, vi è un’altra inespugnabile
fortezza detta il castelluzzo, dove sono cisterne d’acqua e sovrasta tutta la
terra”.
Parte sommitale del castelluccio, vista lato Ovest |
Oggi al posto del corridoio è presente la Basilica di SS. Maria della Catena. La fortezza della fortezza si raggiunge la sommità lì si nota l’orlo di un pozzo dove furono trovate le ossa descritte in un manoscritto; nelle adiacenze si nota la base di una costruzione che dalle descrizioni della leggenda era utilizzata a scopo rituale,
Il pozzo ha un diametro di 136cm circa e profondità di 150cm circa, presenta una forma a botte |
La base di una costruzione, 3m X 2,80m circa |
La Leggenda
Il castelluccio visto dal lato Est
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Prima dell’arrivo degli elleni la divinità adorata da
Siculi e Sicani era la Dea Madre. I sacerdoti offrivano a lei sacrifici di
animali, per ringraziarla dei raccolti, per la fertilità dei campi, per evitare
incendi e distruzioni, nei periodi di cambio di stagioni e per tutto quello che riguardava la vita.
Dalla “Storia dei Musulmani di Sicilia” di Michele Amari “ l’anno seguente (221, 26 Dicembre 836) fatta eruzione di
nuovo nel paese dell’Etna, se ne tornarono i musulmani in Palermo con tanta
preda di roba e soprattutto di uomini,
che il prezzo degli schiavi molto rinvilì, scrive laconicamente Ibn al-Altir.
Un’altra schiera che mosse, credo io, rocca in su i monti a mezza via tra
Palermo e Messina, e vi fè anco bottino e prigioni, ma sopraggiunta dal nemico
lungo la costiera settentrionale non mai prima infestata, arrivò fino a
Castelluccio(?),rocca in su i monti a
mezza via tra Palermo e Messina, e vi fe’ anco bottino e prigioni; ma
sopraggiunta dal nemico, dopo aspro combattimento, fu sconfitta. L’armata
intanto capitanata da al -Fadl ibn Ya qub,assaliva e spogliava le isolette
adiacenti, senza dubbio le olie; espugnava dopo una fortezza, che volentieri
leggerei Tindaro, e parecche altre rocche, e vittoriosa se ne tornò a Palermo”. Le contrade che ricordano i luoghi di battaglia sono Tumarca o Tumarxi, Marca, Gaitus ecc.
Castelluccio lato Sud |
Sommità del Castelluccio |
cenni sui Giganti
Bibbia
leggiamo: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della
terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le
figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra
tutte. Il Signore disse: In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci
furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli
uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin
dai tempi antichi, sono stati famosi. (Genesi 6;4”.)”. Sempre nella Bibbia sono
vari i popoli giganti: gli Anakiti, i Refei, un re dei quali sconfitto da Mosè (Dt 3,11); era Og. Inoltre dallo
scrittore Caldeo Beroso apprendiamo che dei Giganti fondarono la città di Enos
vicino il Libano.
Sempre per quanto riguarda i giganti, esistono testimonianze in molte culture antiche, c’è chi li identifica anche con il popolo dei Kurgan. Nella gigantomachia erano in ventiquattro, furono sconfitti e cacciati attorno l’Etna. In questo periodo si realizzavano le così dette “mura ciclopiche”. Era anche il periodo in cui nascevano i miti che erano anche gli uccisori di giganti, più grande e feroce era il gigante più si consolidava il mito, si acquisiva il diritto di proprietà di quel territorio, è valso così per Ercole, Dioniso, Ulisse e anche se erano di passaggio ,gli eredi avevano la scusa delle pretese di possesso dei luoghi; nella bibbia avvenne con il Re Davide.
Secondo le leggende numerosi sono i giganti che vivevano intorno all’Etna,tra i quali Polifemo, Bronte, Alpo ,Tifone,Piracmone ecc. Nell’opera le “Dionisiache” Nonno Panopoli ,descrive l’uccisione del gigante Alpo [RT1] così:“Fuggì la mano divina di Dionyso, l’uccisore dei Giganti, che un tempo, ai piedi del tirreno Peloro, abbattè Alpo, il figlio della Terra che lottava contro gli dei.Nessun viandante si avventurava su quella cima temendo la fila di gole del gigante furioso.Se qualcuno attraversava ignaro l’inaccessibile sentiero
frustando il suo ardito cavallo, il figlio
della Terra, dopo averlo avvistato sulla rupe, lo avviluppava con le sue 180
innumerevoli mani e seppelliva nella sua gola cavallo e cavaliere. Spesso
divorava anche il vecchio pastore, quando a mezzogiorno conduceva al pascolo le
greggi per il monte ben alberato. Non suonava allora il musico Pan a canne
unite, seduto tra le greggi di capre o vicino alle stalle, ne Eco, ultima
sempre a parlare, rispondeva al suono del flauto; ma, pur avendo lei la voce e
risuonando con il consueto flauto di Pan che mai tace, le fu imposto il sigillo
del silenzio,… finchè
Sempre per quanto riguarda i giganti, esistono testimonianze in molte culture antiche, c’è chi li identifica anche con il popolo dei Kurgan. Nella gigantomachia erano in ventiquattro, furono sconfitti e cacciati attorno l’Etna. In questo periodo si realizzavano le così dette “mura ciclopiche”. Era anche il periodo in cui nascevano i miti che erano anche gli uccisori di giganti, più grande e feroce era il gigante più si consolidava il mito, si acquisiva il diritto di proprietà di quel territorio, è valso così per Ercole, Dioniso, Ulisse e anche se erano di passaggio ,gli eredi avevano la scusa delle pretese di possesso dei luoghi; nella bibbia avvenne con il Re Davide.
Secondo le leggende numerosi sono i giganti che vivevano intorno all’Etna,tra i quali Polifemo, Bronte, Alpo ,Tifone,Piracmone ecc. Nell’opera le “Dionisiache” Nonno Panopoli ,descrive l’uccisione del gigante Alpo [RT1] così:“Fuggì la mano divina di Dionyso, l’uccisore dei Giganti, che un tempo, ai piedi del tirreno Peloro, abbattè Alpo, il figlio della Terra che lottava contro gli dei.Nessun viandante si avventurava su quella cima temendo la fila di gole del gigante furioso.Se qualcuno attraversava ignaro l’inaccessibile sentiero
Fiumedinisi (ME) , fiume di Dioniso |
Dioniso,
durante i suoi viaggi, non oltrepassò quella cima, scuotendo i tirsi dell’euoè .
All’arrivo di Lieo, l’enorme figlio della Terra che supera le nubi lo assalì,
sollevando sulle sue spalle una roccia come uno scudo; scagliando in aria come
lancia alberi vicini, lanciando pini o platani su Dioniso. Come clava aveva un
pino, e, facendolo roteare come un’agile spada, sollevò il tronco di un olivo (pianta
già presente in Sicilia) dal suolo con le radici. Ma quando ebbe svuotato le
cime dei monti per lanciarle da lontano, e fu spogliata la cima fitta di alberi
della foresta ombrosa, allora Dioniso, furente con il tirso, mirando al
bersaglio, lanciò il suo dardo dal consueto sibilo, e colpì l’enorme Alpo nella
larga gola, e l’appuntita, verdeggiante lancia di Dioniso gli trapassò la gola. Allora il Gigante,
trafitto dalla sottile punta tirso rotolò semimorto e precipitò nel mare
vicino, riempiendo tutte le profondità dell’abisso marino; innalzò le correnti
intorno alla roccia di Tifone (l’Etna)e sommerse l’ardente superficie del
giaciglio del fratello, raffreddando il corpo infuocato con spruzzi d’acqua.”
I luoghi della leggenda descritti da Nonno Panopoli corrispondono all’attuale cittadina di Fiumedinisi (fiume di Dioniso) e a monte Scuderi già abitato nella preistoria da Sicani e Siculi, dove i primi coloni Calcidesi intorno al VI sec. a.C avevano eretto un tempio dedicato a Dioniso.
I luoghi della leggenda descritti da Nonno Panopoli corrispondono all’attuale cittadina di Fiumedinisi (fiume di Dioniso) e a monte Scuderi già abitato nella preistoria da Sicani e Siculi, dove i primi coloni Calcidesi intorno al VI sec. a.C avevano eretto un tempio dedicato a Dioniso.
©copyright Giuseppe Tizzone
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