Re Artù in Sicilia: la leggenda


Grotta Sovere

Ubicata a Castiglione di Sicilia, grotta Sovere è una cavità naturale in arenaria del Flysch di Capo d'Orlando che domina una parte della riva destra del fiume Alcantara, l’antico Akesines, in un piano orizzontale di circa sessanta metri quadrati.

Sicuramente usata sin dalla preistoria come riparo, la corrosione dovuta a fattori eolici non permette di capire se all’interno è stata modellata dall’uomo.

Distante dall’abitato circa 2 Km, vicina ad un sito con una tomba a grotticella artificiale, con un’apertura di m 9x1,70 di h e una profondità di circa 8 m e un’altezza all’interno di 1,90 m; l’entrata è orientata ad Ovest, in una altura di 400 m circa sul livello del mare.

La fitta vegetazione non permette un’esplorazione dei d’intorni che potrebbe a mio avviso riservare ancora dell’altro. Castiglione di Sicilia si trova su una collina situata sul versante nord dell'Etna, nel bel mezzo della Valle che il fiume Alcantara solca tra Randazzo e Taormina; è uno dei comuni del Parco dell'Etna e del Parco fluviale dell'Alcantara. Prima dell'arrivo dei greci, giunti in Sicilia nel 734 a.C. per fondare Naxos, l'intera isola era abitata dal popolo dei Sicani e dei Siculi, dove sono evidenti le loro tracce anche nel castello di Castiglione. Altre tracce affermano la presenza del popolo romano nel periodo della Repubblica, dove non è da scartare l’ipotesi che Castiglione fosse un centro di reclutamento dell’esercito romano. Anche nel periodo normanno Castiglione era già una città fiorente, come affermato dall’arabo Muhammad al-Idrisi nel Libro di Ruggero: «Castiglione (Quastallum) è alto di sito, fortissimo, prospero, popoloso, ha dei mercati (nei quali molto) si compera e(molto) si vende»

Castello di Castiglione di Sicilia


La Leggenda

Sovere deriverebbe dalla forma dialettale di sovrano.

Si narra che al Re Artù(Arturo) ferito mortalmente in battaglia, dal nipote Mordred, sul punto di morte gli venne voglia di riportare in Sicilia dall’isola di Mann (il cui simbolo è la triscele) la sua spada magica, Excalibur, che gli si era spezzata durante il duello. La spada aveva perso i suoi poteri dato che il Re si era convertito al Cristianesimo, il suo desiderio era quello di farla tornare lucente e forte.  In questa circostanza si trovava a passare da lì l’Arcangelo S.Michele che volle esaudire il suo desiderio, lo portò per i cieli fino a farlo arrivare in Sicilia, Artù venne poggiato sulle cime dell’Etna dove riuscì a saldare con la lava dell’Etna la sua spada. Fata Morgana, sua sorella e abitante dello Stretto di Messina, lo condusse nella grotta sovrastante un giardino incantato, Artù vide verdeggianti pianure ricolme di alberi, frutti e fiori profumati, stanco e soddisfatto si addormentò nella grotta Sovere vicina al Castello.

Questa leggenda normanna compare anche in una poesia siciliana del XIII secolo (riportata da Arturo Graf), nella quale due cavalieri dicono esplicitamente che Artù potrebbe trovarsi all'interno dell'Etna:

 

"Cavalieri siamo di Bretagna 

Ke vengnamo de la montagna,

ke ll'omo apella Mongibello [l'Etna].

Assai vi semo stati ad ostello

per apparare ed invenire

la veritade di nostro sire,

lo re Artù k'avemo perduto

e non sapemo ke sia venuto.

Or ne torniamo in nostra terra

Ne lo reame d'Inghilterra."

 

Della leggenda di Re Artù sull’Etna ci sono diverse versioni,una,la più antica è quella raccontata da Gervasio di Tilbury. Egli visitò la Sicilia nella seconda metà del XII sec, racconta che re Artù viveva nascosto in un luogo sulle pendici dell'Etna difficile da raggiungere.

"In Sicilia - egli scrive - è il monte Etna, che gli abitatori del paese chiamano Mongibello. Costoro assicurano che a' dì nostri il gran re Arturo apparve nella solitudine di questa montagna.
Un dì (essi dicono) il mozzo di stalla del vescovo di Catania avendo strigghiato bene il palafreno affidato alla sua custodia, accadde che l'animale grasso e vigoroso, rotta la cavezza, si desse a galoppare su verso l'erta.
Il servo, inseguendolo, lo cercò a lungo dapprima attraverso i burroni e i luoghi aprichi del monte, ma non avendolo ritrovato, e crescendo la sua afflizione, si mise a cercarlo nelle parti boscose; e, sempre cercando, riuscì infine in un angusto ma sodo viottolo; percorso il quale, giunse in una vasta pianura piena di delizie d'ogni sorta, ed ivi in un palagio ornato con arte meravigliosa vide Arturo disteso su di un letto di regale magnificenza.
Arturo, affissando lo straniero, i dimandò del motivo di sua venuta; e saputolo, fe' condurre il palafreno perduto e restituito al ragazzo perché lo riportasse al vescovo.
Arturo gli disse allora che ivi dimorava da assai tempo, infermo per le ferite che gli si riaprivano ogni anno e che egli avea toccate in una battaglia contro il suo nipote Madredo e contro Childerico re dei Sassoni." Tra tutte le leggende su Re Artù questa è quella vera





Ingresso della grotta Sovere


-Giuseppe Tizzone

  ©Giuseppe Tizzone

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